sabato 1 novembre 2008

I tagli ai fondi degli atenei.



Università colpita dai tagli. Documenti alla mano i tagli più consistenti li subisce il Fondo per il finanziamento ordinario delle università, per il funzionamento degli atenei, le spese di professori, ricercatori e personale non docente e per l'ordinaria manutenzione delle strutture universitarie e della ricerca scientifica.

La sforbiciata al Fondo, operata dalla Finanziaria per il 2009, fa registrare un taglio progressivo che dai 702 milioni di euro nel 2010 raggiunge nel 2011 gli 835 milioni di euro. Tutta colpa dei tagli alla tabella C della Finanziaria, legati, a partire dal 2010, alla riduzione lineare del 6,85% degli stanziamenti in ossequio al decreto Ici e a una ulteriore riduzione lineare di 30 milioni di euro imposta dal decreto Alitalia. Dati di segno negativo, dunque, in tutte le voci delle autorizzazioni di spesa: dal diritto allo studio, all'attività sportiva. In sofferenza anche le università non statali che incassano una potatura dei fondi di poco meno di 60 milioni di euro.

Oltre all'analisi dei tagli agli atenei contenuti nella Finanziaria per il 2009, c'è anche quella degli importi assegnati alla missione "Istruzione universitaria" dal disegno di legge di bilancio per il prossimo anno. Nella missione "Istruzione universitaria", divisa in 3 programmi, la dotazione è di 8.549,3 milioni di euro per il 2009, 7.844,5 milioni per il 2010 e 7.037,5 milioni per il 2011. La prima tabella, elaborata su dati del Servizio studi della Camera, nasce dal confronto tra gli importi assegnati a ogni programma con quelli del triennio successivo, dove verificare le riduzioni rispetto alle previsioni assestate di bilancio 2008, che escludono i tagli derivanti dai Dl 93/08 (Ici) e Dl 112/08 (manovra d'estate).

Le riduzioni più forti contenute nel ddl di bilancio per il 2009 sono concentrate nel programma sistema universitario e formazione post-universitaria, che scende verticalmente da poco più di 8mila milioni di euro a 6.496,5 milioni nel 2011 (meno 1.645,5 milioni di euro). Negli importi assegnati dal ddl bilancio per il diritto allo studio, dove si concentrano i fondi per borse di studio, prestiti d'onore, contributi per alloggi , residenze e collegi universitari e attività sportiva, si registra un calo che supera il 60% nel 2011 rispetto alle previsioni assestate 2008.

Fonte: Il sole 24 ore

lunedì 27 ottobre 2008

Università, il boom dei laureati precoci

Sono cresciuti in un anno del 57 per cento. La metà negli atenei di Siena e Chieti.



Tasic, un serbo di 19 anni, è finito su tutti i giornali del mondo perché, partito per l'America per studiare, ha preso la laurea e pure il dottorato in otto giorni? Noi italiani, di geni, ne abbiamo a migliaia. O almeno così dicono i numeri, stupefacenti, di alcune università. Numeri che, da soli, rivelano più di mille dossier sul degrado del titolo di «dottore». I «laureati precoci», studenti straordinari che riescono a finire l'università in anticipo sul previsto, ci sono sempre stati. È l'accelerazione degli ultimi anni ad essere sbalorditiva. Soprattutto nei corsi di laurea triennali, dove i «precoci» tra il 2006 e il 2007, stando alla banca dati del ministero dell'Università, sono cresciuti del 57% arrivando ad essere 11.874: pari al 6,83% del totale. Tema: è mai possibile che un «dottore» su 14 vada veloce come Usain Bolt? C'è di più: stando al rapporto 2007 sull'università elaborato dal Cnvsu, il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, quasi la metà di tutti questi Usain Bolt, per la precisione il 46%, ha preso nel 2006 l'alloro in due soli atenei. Per capirci: in due hanno sfornato tanti «dottori» quanto tutti gli altri 92 messi insieme. Quali sono queste culle del sapere occidentale colpevolmente ignorate dalle classifiche internazionali come quella della Shanghai Jiao Tong University secondo cui il primo ateneo italiano nel 2008, La Sapienza di Roma, è al 146˚ posto e Padova al 189˚? Risposta ufficiale del Cnvsu: «Stiamo elaborando i dati aggiornati per la pubblicazione del rapporto 2008. Comunque i dati sui laureati sono pubblici e consultabili sul sito dell'ufficio statistica del Miur». Infatti la risposta c'è: le culle del sapere che sfornano più «precoci» sono l'Università di Siena (494ª nella classifica di Shanghai) e la «Gabriele D'Annunzio» di Chieti e Pescara, che non figura neppure tra le prime 500 del pianeta. Numeri alla mano, risulta che dall'ateneo abruzzese, che grazie al contenitore unico di un'omonima Fondazione presieduta dal rettore Franco Cuccurullo e finanziata da molte delle maggiori case farmaceutiche (Angelini, Kowa, Ingenix, Fournier, Astra Zeneca, Boheringer, Bristol- Myers...), conta su una università telematica parallela non meno generosa, sono usciti nel 2007 la bellezza di 5.718 studenti con laurea triennale. In maggioranza (53%) immatricolati, stando ai dati, nell'anno accademico 2005-2006 o dopo. Il che fa pensare che si siano laureati in due anni o addirittura in pochi mesi. Quanto all'ateneo di Siena, i precoci nel 2007 sono risultati 1.918 su un totale di 4.060 «triennali»: il 47,2%. La metà.

Ancora più sorprendente, tuttavia, è la quota di maschi: su 1.918 sono 1.897. Contro 21 femmine. Come mai? Con ogni probabilità perché alla fine del 2003 l'Università firmò una convenzione coi carabinieri che consentiva ai marescialli che avevano seguito il corso biennale interno di farsi riconoscere la bellezza di 124 «crediti formativi». Per raggiungere i 148 necessari ad ottenere la laurea triennale in Scienza dell'amministrazione, a quel punto, bastava presentare tre tesine da 8 crediti ciascuna. E il gioco era fatto. Ma facciamo un passo indietro. Tutto era nato quando, alla fine degli anni Novanta, il ministro Luigi Berlinguer, adeguando le norme a quelle europee, aveva introdotto la laurea triennale. Laurea alla portata di chi, avendo accumulato anni d'esperienza nel suo lavoro, poteva mettere a frutto questa sua professionalità grazie al riconoscimento di un certo numero di quei «crediti formativi» di cui dicevamo. Un'innovazione di per sé sensata. Ma rivelatasi presto, all'italiana, devastante. Colpa del peso che da noi viene dato nei concorsi pubblici, nelle graduatorie interne, nelle promozioni, non alle valutazioni sulle capacità professionali delle persone ma al «pezzo di carta», il cui valore legale non è mai stato (ahinoi!) abolito. Colpa del modo in cui molti atenei hanno interpretato l'autonomia gestionale. Colpa delle crescenti ristrettezze economiche, che hanno spinto alcune università a lanciarsi in una pazza corsa ad accumulare più iscritti possibili per avere più rette possibili e chiedere al governo più finanziamenti possibili. Va da sé che, in una giungla di questo genere, la gara ad accaparrarsi il maggior numero di studenti è passata attraverso l'offerta di convenzioni generosissime con grandi gruppi di persone unite da una divisa o da un Ordine professionale, un'associazione o un sindacato. Dai vigili del fuoco ai giornalisti, dai finanzieri agli iscritti alla Uil. E va da sé che, per spuntarla, c'è chi era arrivato a sbandierare «occasioni d'oro, siore e siore, occasioni irripetibili». Come appunto quei 124 crediti su 148 necessari alla laurea, annullati solo dopo lo scoppio di roventi polemiche. Un andazzo pazzesco, interrotto solo nel maggio 2007 da Fabio Mussi («Mai più di 60 crediti: mai più!») quando ormai buona parte dei buoi era già scappata dalle stalle. Peggio. Perfino dopo quell'argine eretto dal predecessore della Gelmini, c'è chi ha tirato diritto. Come la «Kore» di Enna che, nonostante il provvedimento mussiano prevedesse che il taglio dei crediti doveva essere applicato tassativamente dall'anno accademico 2006-2007, ha pubblicato sul suo sito internet il seguente avviso: «Si comunica che, a seguito della disposizione del ministro Mussi, l'Università di Enna ha deciso di procedere alla riformulazione delle convenzioni» ma «facendo salvi i diritti acquisiti da coloro che vi abbiano fatto esplicito riferimento, sia in sede di immatricolazione che in sede di iscrizione a corsi singoli, nell'ambito dell'anno accademico 2006-2007».

Bene: sapete quanti studenti risultano aver preso la laurea triennale nell'ateneo siciliano in meno di due anni grazie ad accordi come quello con i poliziotti (76 crediti riconosciuti agli agenti, 106 ai sovrintendenti e addirittura 127 agli ispettori) che volevano diventare dottori in «Mediazione culturale e cooperazione euromediterranea»? Una marea: il 79%. Una percentuale superiore perfino a quella della Libera università degli Studi San Pio V di Roma: 645 precoci su 886, pari al 73%. E inferiore solo a quella della Tel.M.A., l'università telematica legata al Formez, l'ente di formazione che dipende dal Dipartimento della funzione pubblica: 428 «precoci» su 468 laureati. Vale a dire il 91,4%. Che senso ha regalare le lauree così, a chi ha l'unico merito di essere iscritto alla Cisl o di lavorare all'Aci?

Fonte: Corriere della Sera

martedì 14 ottobre 2008

Affitti alle stelle!



A Milano un posto letto in zona Brianza costa 450 euro, per una stanza singola si va da un minimo di 650 (zona Bande Nere) a un valore medio di 800 (zona Lambiate, Udine e Fiera) a un massimo di 900 (in zona Vittoria). A Firenze un posto letto costa in media 350/400 euro, una stanza circa 700. Sono i costi proibitivi che gli studenti fuori sede devono affrontare per poter frequentare l'università fuori da casa. I dati emergono dall'indagine del Sunia (Sindacato unitario nazionale inquilini assegnatari) basata sui numeri raccolti in alcune città metropolitane e in centri minori sedi di Università.

Costi e città. A Bologna, dove gli studenti si concentrano nelle zone vicine all'Università, occorrono 250/280 euro per un posto letto in una doppia, da 370 a 500 per una singola. A Roma in zone vicine alle università centrali (San Lorenzo, Piazza Bologna) vengono chiesti circa 600 euro per una stanza singola, 450 per un posto letto in una doppia. Valori solo leggermente più bassi (550 euro per una camera singola) in zone vicine alle altre Università (zona Ostiense e Cinecittà). Si risparmia soltanto se ci si sposta in zone molto periferiche: 300 euro per un posto letto e 450 una singola in zone Prenestina, Centocelle e simili. A Napoli per un posto letto occorrono 300/450 euro, per una stanza si spende dai 400 ai 600 euro, con i prezzi più alti nelle zone Policlinico, Vomero e Colli Aminei. A Bari per un posto letto occorrono 250/350 euro, almeno 350 per una singola.

Nelle città più piccole i prezzi sono più bassi in termini assoluti, ma hanno un peso maggiore nell'economia cittadina. «In queste città la forte domanda da parte di studenti ha notevolmente deformato il mercato, economicamente e socialmente - spiega la responsabile dell'ufficio studi del Sunia Laura Mariani -: i proprietari riescono a praticare alti canoni affittando un alloggio a più studenti, fenomeno che innesca un processo di aumento generalizzato anche per i residenti i quali sono espulsi da intere zone urbane. Il problema - continua Mariani - non è solo il costo alto, nella maggioranza dei casi ci sono anche tutta una serie di violazioni, clausole capestro e vessatorie con contratti non registrati senza limite di canone, alloggi privi di dotazioni minime sia impiantistiche che di qualità, modalità irregolari di accollo sugli inquilini delle spese condominiali».

Studenti stranieri. Nelle città in cui è più frequente il fenomeno degli affitti a studenti extracomunitari, come a Perugia, si registra infine un'ulteriore anomalia: l'aumento di circa il 25/30% del canone chiesto agli studenti stranieri rispetto a quanto chiesto agli italiani.

Fonte: Il Messaggero

venerdì 3 ottobre 2008

Erasmus, gli studenti stranieri bocciano l’Italia



Resiste il mito del Belpaese, ma gli studenti stranieri che arrivano in Italia con l’Erasmus bocciano l’università e i servizi che trovano nel nostro Paese. Che è soprattutto “costosissimo, incapace di garantire un alloggio a prezzi contenuti e dove l’inglese è una lingua di cui si fa a meno”.
È l’Italia vista dagli studenti Erasmus che hanno risposto ad un questionario proposto dalla free press Studenti Magazine e dall’associazione Erasmus Student network Italia. Venti domande a cui, attraverso il sito www.esn.it, hanno risposto 1500 studenti provenienti da 28 paesi diversi e afferenti a 27 diverse città italiane.
Prezzi troppo alti e università troppo confusionaria: sono i problemi piú sentiti dagli studenti stranieri all’arrivo. L’83 per cento degli intervistati dichiara di spendere di piú in Italia rispetto al proprio Paese. La voce piú costosa è al solito l’affitto (per il 69 per cento). Seguono il cibo per il 14,4 per cento e il divertimento per il 12,6. Il 4 per cento trova invece particolarmente costosi i libri.
Bocciata la qualità dell’università Italiana, che il 71 per cento degli intervistati ritiene peggiore di quella del proprio paese. Per il 39,6 per cento degli intervistati la causa principale di questa bocciatura è il pessimo stato delle strutture. Seguono la scarsità dei servizi web per il 24,4 per cento, la difficoltà nel raggiungere informazioni per il 19,5 per cento e i professori per il 16,5 per cento. Relativamente a questi ultimi, quando si chiede un confronto con quelli del proprio paese il 59 per cento non vede differenze, il 25 per cento li giudica peggiori e solo il 16 per cento li vede migliori.
Il miraggio casa: è una grande difficoltà per gli italiani, figuriamoci per gli studenti Erasmus. La casa, infatti, oltre ad essere costosa è difficile da trovare: ha avuto problemi ben il 66 per cento degli intervistati. La causa principale è il prezzo elevato (per il 37,4 per cento), seguita dalle cattive condizioni degli immobili (per il 29,1 per cento), dal razzismo dei proprietari che non affittano a stranieri (per il 20,8 per cento) e dall’assenza di un contratto (per il 12,7 per cento).
Impietoso il giudizio sull’utilizzo della lingua inglese in Italia. Appena l’1,4 per cento lo ritiene indispensabile, contro il 46,6 per cento che lo ritiene assolutamente inutile e il 53 per cento che lo ritiene utile, ma non fondamentale.
Questo quadro a tinte chiaroscure non annulla completamente il fascino dell’Italia che tuttavia viene inevitabilmente intaccato. Emerge infatti che se al momento della scelta il 97 per cento degli studenti Erasmus arriva in Italia perchè “sempre attratto dal Belpaese”. Ma alla fine del soggiorno solo il 60 per cento vi ritornerebbe ad occhi chiusi.

Fonte: Panorama

giovedì 25 settembre 2008

72 diplomati su 100 si iscrivono all'università.



Oggi, ogni 100 ragazzi diplomati, 72 si iscrivono all'università e sono più spesso le ragazze che accedono alla formazione universitaria (il 78% delle diplomate), tanto che il 57% degli iscritti all'università sono donne. Un valore molto elevato se si pensa che in Germania il 48% degli iscritti a una facoltà universitaria è costituito da donne, che rappresentano il 55% in Francia e nel Regno Unito e il 54% in Finlandia (Commissione Europea, Eurydice, Eurostat, 2005). Tra le facoltà ad indirizzo scientifico e tecnologico, ingegneria ha il maggior numero di immatricolazioni (10,5%) con il 19.9% di ragazze immatricolate, il valore minimo di presenza femminile. Sono solo una parte dei dati diffusi dal Cnr in occasione della conferenza stampa di presentazione di "Accendi la Luce sulla Scienza" svoltasi questa mattina al Planetario, relativi alle scelte dei giovani della facoltà universitaria dopo aver conseguito il diploma.

Secondo i dati, le ragazze sono, però, più brave sia nella laurea breve e che nella specialistica. Esempi emblematici sono i risultati ottenuti dalle laureate nei gruppi ingegneria e scientifico, dove le ragazze ottengono punteggi più alti (109,3 contro 107,8 dei maschi ad ingegneria e 105 contro 104 nelle lauree scientifiche) e in tempi più brevi dei loro colleghi (rispettivamente in ingegneria si laureano a 24,9 anni contro i 25,3 dei maschi e in lauree scientifiche a 29,6 anni contro i 33 dei maschi) (Almalaurea, 2007).

Purtroppo, tra i laureati sono poi veramente pochi quelli che scelgono la carriera scientifica, forse per le ragioni che lo stesso Maiani ha denunciato questq mattina nel corso della conferenza stampa. Nell'Europa a 25 i ricercatori sono il 4.7 per mille della forza lavoro, dove 1.4 per mille sono donne e 3.3 per mille uomini. L'Italia, ancora detiene il triste primato della più bassa percentuale di ricercatori con il 3.5 per mille contro l'Irlanda (8.2 per mille), l'Olanda (6.2 per mille), la Germania (5.6 per mille) e il Regno Unito (5.3 per mille) che hanno una percentuale di ricercatori superiore alla media EU.

Fonte: Apcom

venerdì 5 settembre 2008

Parte corsa alloggi, tanti affitti in "nero". Lecce è la più economica.



Con l’imminente inizio del nuovo anno accademico ritorna la corsa agli alloggi per gli studenti fuori sede. Ogni anno sono messe a disposizione degli studenti residenze da parte delle università, delle aziende regionali e degli istituti religiosi, variabili a seconda della disponibilità. Stando ai dati del Ministero dell’Istruzione relativi al 2007, le regioni con il più alto numero di fuorisede sono Lombardia (circa 94 mila su 200 mila totali), Lazio (circa 75 mila su 185 mila), Emilia-Romagna (circa 80 mila su 121 mila) e Veneto (circa 59 mila su 92 mila). In tutti questi casi il numero di posti letto totali messi a disposizione è nettamente inferiore a quello di chi studia fuori dalla propria regione d’origine: sono circa 10 mila per la Lombardia, circa 6.000 per l’Emilia-Romagna, 4.200 circa per il Lazio e 5.030 per il Veneto. Ci sono, poi, regioni come Valle d’Aosta e Molise, in cui non c’è alcun posto letto messo a disposizione. In nessuna delle altre regioni, inoltre, i posti letto sono sufficienti a soddisfare la domanda dei fuori sede. La conseguenza inevitabile è che si ricorre sempre più alle offerte di alloggi privati. E a riproporsi è il vecchio problema di affitti in nero e sempre più alti.

Qual è la situazione nelle regioni italiane a riguardo? In base a una ricognizione sui siti dedicati agli studenti, al vertice della classifica delle città più care c’è Roma, seguita da Milano e Firenze. Se nella Capitale il costo medio di una stanza singola è di 500 euro, variabile a seconda della zona e della metratura, a Milano e Firenze la media è di 400 euro. A seguire Bologna, che, con un costo medio (sempre in riferimento alla singola) di 350 euro, in aumento rispetto allo scorso anno, è la città universitaria più cara dell’Emilia-Romagna: città come Parma e Modena si attestano sui 300 euro. Partendo dal Nord si riscontra questa cifra anche ad Aosta, Torino, Genova, e, verso est, Verona e Venezia, mentre leggermente più economiche per chi vuole studiare sono Padova (costo medio singola 250 euro) e, in Friuli, Udine e Trieste, dove per avere una stanza singola si pagano mediamente 200-220 euro.

Se Firenze è la città universitaria più cara dopo Roma e Milano, le altre città toscane non si rivelano comunque convenienti: a Pisa e Siena il prezzo medio di una singola è di 300 euro. Più economiche sono Umbria, Marche, Abruzzo e Molise: per studiare negli atenei di Perugia, Ancona, Camerino, l’Aquila, Chieti e Campobasso occorrono mediamente 200 euro per una stanza singola. Più abbordabili si rivelano, infine, le città meridionali:se affitti un pò più alti si riscontrano a Napoli, dove il prezzo medio di una singola è di 300 euro, per le altre città si oscilla tra i 200 euro di Bari, Potenza, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e delle città universitarie delle isole (Messina, Catania, Palermo, Enna, Cagliari) e i 150 euro di Foggia e Lecce.

Fonte: Il Secolo XIX

mercoledì 27 agosto 2008

Partono i test d'ingresso per 200.000 matricole



Nelle università stanno per partire i test d'accesso alle facoltà a numero chiuso per l'anno accademico 2008/2009. Per le 200mila aspiranti matricole il calendario delle prove si aprirà mercoledì prossimo, 3 settembre, con la prova nazionale per l'ammissione a Medicina e Chirurgia, per continuare il 4 settembre con i test per Odontoiatria e Protesi dentaria, il 5 per Veterinaria e l'8 settembre per Architettura. Il 9 e il 10 settembre, infine, sarà la volta dei test per l'accesso ai corsi di laurea delle Professioni sanitarie e per quelli in Scienze della formazione primaria: in questo caso, le prove saranno stabilite dai singoli atenei e non a livello nazionale, così come accade per l'iscrizione a Scienze della comunicazione, Economia e Psicologia.
Per quanto riguarda i costi, tra iscrizione (mai sotto i 40 euro), libri ed eventuali spostamenti, le spese vanno dai 100 ai 300 euro. Naturalmente esistono società che organizzano corsi specifici, le cui tariffe, per l'area medica, arrivano a 1.700 euro per 70 ore. Più economici i corsi per altre facoltà, ma molti studenti preferiscono preparare da soli le prove, soprattutto quelle di cultura generale. Magari rispolverando i libri delle superiori, prendendo l'abitudine di leggere il giornale tutti i giorni o aiutati da iniziative come quella del nostro sito attraverso test specifici da effettuare online. Da quest'anno, inoltre, il ministero ha messo a punto uno strumento di simulazione (www.accessoprogrammato.miur.it) con il quale esercitarsi, verificare il proprio grado di competenze e anche ottenere informazioni dettagliate sullo svolgimento delle prove, attraverso un video clip che mostra come compilare i test e quali accorgimenti usare al momento della riconsegna della busta contenente i quesiti.
Istruzioni che sono contenute anche nel Dm dello scorso 18 giugno, con il quale il ministro Mariastella Gelmini ha fissato le modalità di partecipazione e i contenuti delle prove, ma anche i criteri per la tutela della privacy e la trasparenza. Più rigore, quindi, dopo lo scandalo sulle truffe nei test per Medicina che lo scorso anno coinvolse, da Nord a Sud, diversi atenei del Paese, con l'annullamento delle prove nelle sedi di Bari e Catanzaro. In quell'occasione, l'ex ministro Mussi intervenne proponendo misure per bandire dagli atenei per cinque anni gli studenti coinvolti nelle frodi, ma anche Gelmini, all'indomani del suo insediamento, ha annunciato una "revisione dei test per migliorarli e renderli più meritocratici".
Una volta superata la prova di ammissione, in molti atenei gli studenti troveranno corsi di laurea riorganizzati e con un numero di esami inferiore agli anni precedenti. Con l'anno accademico 2008/2009, infatti, partiranno le nuove lauree previste dal Dm 270/04: tetto massimo di 20 esami per la triennale e di 12 per la magistrale e almeno il 50% degli insegnamenti di ogni corso affidati a professori o ricercatori di ruolo dell'ateneo. Le nuove regole diventeranno obbligatorie per tutte le università a partire dal 2010.

Fonte: Il Sole 24 Ore

sabato 23 agosto 2008

La Notte della Taranta




La Notte della Taranta è il più importante festival musicale del Salento dedicato alla Pizzica Salentina. Nasce nel 1998 da una iniziativa voluta dall’Istituto Diego Carpitella (che si propone di studiare e valorizzare il patrimonio artistico e culturale del Salento, supportato da numerosi enti promotori locali) e dai comuni della Grecìa Salentina (composta dall’unione dei comuni di: Castrignano dei Greci, Carpignano Salentino, Corigliano d’Otranto, Calimera, Cutrofiano, Martano, Martignano, Sternatia, Melpignano, Soleto e Zollino).

Lo scopo del Festival “La Notte della Taranta” è quello di recuperare questo antico linguaggio musicale attraverso la fusione e la contaminazione di altre forme musicali come il jazz, la musica sinfonica ed il vasto mondo del rock. Per questo ogni anno, nel corso delle serate e soprattutto sul palco del concertone finale di Melpignano, possiamo assistere a un Ensamble dei rappresentanti di generi musicali diversi, riuniti in una metamorfosi di suoni.

La Pizzica nasce come una cura che guariva dal morso immaginario di un ragno velenoso, la tarantola. La tradizione racconta che per liberare la vittima (una donna) dalla sofferenza provocata dalla puntura del pericoloso ragno, bisognava suonare a ritmo vorticoso i tamburelli, fino a quando il dolore immaginario spariva. La vittima per consumare il veleno presente nel sangue, doveva ballare ossessivamente al ritmo dei tamburelli.

Il Festival della Notte della Taranta, è un evento itinerante che si ripete ogni anno nei Comuni della Grecìa Salentina insieme ad altri comuni vicini, nei quali si esibiscono i più importanti gruppi del panorama tradizionale salentino. L’evento finale che chiude il Festival della Notte della Taranta avviene nella “notte” (da cui l’evento prende il nome) a Melpignano nello splendido scenario del piazzale dell’ex Convento degli Agostiniani.

Festival della Notte della Taranta 2008

Il Festival itinerante partirà il 7 Agosto e terminerà il 21 Agosto, il concertone finale si terrà il 23 Agosto presso il piazzale dell’ex Convento degli Agostiniani a Melpignano. Cominciano anche a comparire alcuni nomi tutti salentini come: Sud Sound System, Caparezza, Après la Classe, Aram Quartet (vincitori del format X-Factor), presenti anche i Radiodervish.

Parteciperanno inoltre, due grandi artisti internazionali: Richard Galliano, straordinario musicista francese molto rinomato nella scena jazz mondiale e Rokia Traorè, cantautrice del Mali, stella indiscussa della world music internazionale, dalla voce inconfondibile a dalle sonorità tribali.

La direzione artistica sarà affidata per il secondo anno a Mauro Pagani.

Fonte: www.otrantonelsalento.it

giovedì 21 agosto 2008

Classifica delle migliori 500 università del mondo stilata dalla Università di Shangai Jiao Tong




La classifica delle 500 migliori università del mondo tiene conto di diversi indicatori di qualità, quali il numero di riconoscimenti internazionali ottenuti dallo staff accademico, il numero delle pubblicazioni e delle citazioni, e la performance accademica in relazione alle dimensioni dell'istituzione. Ai primi tre posti assoluti si piazzano tre atenei a stelle e striscie: la Harvard University , la Stanford University e la Berkeley University of California. Un gradino sotto il podio, la britannica Cambridge. Seconda delle europee, Oxford la sua storica rivale, Nel mezzo altri istituti statunitensi. Tokio si piazza al 19, Londra al 22, precedendo Kioto e l'isituto tecnoloigico di Zurigo. Parigi è al 42 posto. Tra le prime 100, per il Vecchio Continente, che comunque nel complesso non eccelle, anche Utrecht, Copenhagen, Stoccolma Edimburgo, Monaco. Per trovare un ateneo italiano biosgna scendere al 132 posto con l'università di Milano, che precede di poco l'ateneo di Pisa e la Sapienza di Roma.

Vedi la LISTA.

venerdì 15 agosto 2008

UNIVERSITA’ SALENTO: REVOCATO PROVVEDIMENTO ESAMI ACCORPATI

Il consiglio di facolta' dell’Università del Salento ha revocato il provvedimento, adottato ma non ancora attuato, con il quale la facoltà di Scienze politiche, sociali e del territorio aveva deciso nuove procedure di esame.
Il consiglio di facolta' dell’Università del Salento ha revocato il provvedimento, adottato ma non ancora attuato, con il quale la facoltà di Scienze politiche, sociali e del territorio aveva deciso nuove procedure di esame con accorpamenti per macroaree, ed ha ripristinato gli esami in forma tradizionale.
Lo rende noto con un comunicato il rettore dell’ateneo, Domenico Laforgia, assicurando studenti e famiglie che “non sono state attuate situazioni di privilegio nei confronti di alcuni studenti ancorchè fuori corso da lunga data”.
Il rettore sottolinea che la commissione di inchiesta da lui stesso ordinata ha evidenziato “perplessita” sulle nuove procedure decise dalla facoltà, suggerendone la revoca, anche per la “percezione negativa pubblica” che avevano suscitato. Laforgia ribadisce comunque che l’intervento della facoltà “era orientato a porre rimedio ad una situazione di frammentazione degli esami in corsi con pochi crediti formativi”. Laforgia esorta poi tutte le componenti universitarie “ad una maggiore prudenza nelle esternazione mediatiche”.

Fonte: La gazzetta del mezzogiorno

lunedì 4 agosto 2008

Stipendi d'oro ai professori universitari

Lavorano 3 ore al giorno: 10mila euro

Lavorano tre ore al giorno e arrivano a guadagnare 10mila euro al mese; vengono assunti in numero doppio rispetto alle necessità; per far carriera spesso vige il nepotismo più assoluto: non si tratta dei politici ma dei professori universitari.
Un'inchiesta condotta da Il Giornale mette in luce i bubboni delle nostre università scatenando, ovviamente, numerose polemiche. Secondo quanto scrive il quotidiano diretto da Mario Giordano le 77 università italiane sono in gran parte coi conti in rosso. Spesso si trovano al limite del commissariamento. E anziché tagliare sulla spesa corrente, preferiscono diminuire i fondi della ricerca. Ma è proprio sui conti ordinare che Il Giornale accende un faro: negli ultimi sette anni c’è stata una moltiplicazione delle cattedre. In pratica, sono stati banditi 13.232 posti da associato o da ordinario e poi creati 26.004 idonei. Nel 99,3% dei casi i concorsi hanno promosso candidati senza che l'ateneo avesse il posto per loro. E i costi per il personale sono lievitati a dismisura: quasi 300 milioni di euro per coprire le nuove qualifiche. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che già insegnavano nello stesso ateneo che però, avendo avuto l'idoneità per concorso, hanno diritto all'aumento di stipendio.Tutto questo succede grazie a una legge del '99 nata per superare un'emergenza e per abbattere i costi dei concorsi. Un'emergenza che è poi diventata normalità. Uno stratagemma, secondo il quotidiano, che serve per per assumere l’assistente "figlio di" oppure chi è stato al devoto servizio del prof ordinario per anni. Il meccanismo è semplice: l'università A non ha risorse per bandire un posto, ma un suo ricercatore, o un professore associato, fa in modo di essere dichiarato idoneo a un concorso nell'Università B: poi torna a "casa", l’ateneo crea la nuova cattedra e il gioco è fatto.

I privilegi dei prof

Secondo quanto denuncia Il Giornale, analizzando i dati della Ragioneria di Stato si scopre che il carico quotidiano per chi insegna nelle università è in media di 3 ore e 39 minuti per cinque giorni alla settimana. Un conteggio che tiene conto dell'insegnamento, delle sessioni d'esame, delle commissioni d laurea e del ricevimento degli studenti. Nelle tabelle di retribuzioni per i professori ordinari nel 2008 si scopre che un docente appena assunto percepisce 4.373 euro lordi al mese. A fine carriera, dopo 28 anni, arrivano ad essere 8221,39 euro. Rapido calcolo matematico: 283,49 euro l'ora.

Lo sdegno dei professori

E' ovvio che trattandosi di medie ci sono molti casi in cui la realtà e diversa. In una lettera 240 docenti ordinari appartenneti a 15 atenei nazionali hanno espresso il loro disappunto: "Se ovunque, specie all'università, la qualità dovrebbe prevalere sulla quantità, in realtà non basterebbero neppure le 24 ore giornaliere a tenere testa a quello che la coscienza del docente e l'immaginazione e curiosità del ricercatore che è in ognuno di noi ci spingono a fare, per l'evoluzione scientifica dei nostri studenti e l'aggiornamento e approfondimento delle conoscenze nei nostri settori disciplinari". Ma come abbiamo scritto, si tratta di medie e quindi ci saranno anche dei casi peggiori di quelli appena descritti.

Fonte: Tgcom

giovedì 31 luglio 2008

La scelta dell'Università dopo la maturità.


Finito il tour de force degli esami di maturità, molti neodiplomati si stanno godendo il meritato riposo.
Le vacanze di coloro che a settembre vogliono iscriversi a un corso universitario non potranno però durare in eterno: le facoltà a numero chiuso, infatti, ogni anno vedono ai nastri di partenza oltre 200 mila studenti, che devono passare il test di ammissione. Ma come si sceglie la giusta facoltà?
Come si fa a decidere qual è il giusto ateneo in cui studiare? Quali sono le opportunità di lavoro che ciascun indirizzo offre?

A cosa serve la preiscrizione

Gli studenti dell’ultimo anno delle superiori interessati all’accesso ai corsi di laurea universitari, ai corsi delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale, ai percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) o anche solo all’inserimento nel mondo del lavoro, quest’anno hanno avuto la possibilità – dal 28 marzo al 28 aprile – di ricorrere alla preiscrizione, utilizzando un apposito modulo disponibile sul sito web del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e presso tutte le scuole.
Il sistema della preiscrizione (stabilito dal MIUR con il decreto ministeriale del 28 marzo 2008) non vincola in alcun modo lo studente, che al momento dell’iscrizione vera e propria è libero di scegliere altro, rispetto ai tre corsi indicati nel modulo di preiscrizione; il suo scopo è invece quello di permettere agli atenei di predisporre iniziative e attività di orientamento in base alla scelta dei corsi di laurea o di diploma accademico e di consentire un’adeguata programmazione dell’offerta formativa e dei servizi destinati agli studenti, come informazioni sulle opportunità di tirocini formativi, sulle disponibilità delle strutture didattiche e dei servizi dedicati agli studenti, sull’adeguata preparazione iniziale richiesta per il corso prescelto e, se necessario, sulle modalità di verifica, nonché sulle eventuali attività formative propedeutiche.

Corsi di laurea a numero chiuso

Con la legge n. 264 del 1999 l’Italia si è adeguata al sistema del numero programmato, piuttosto diffuso in molte istituzioni universitarie europee, regolamentando l’accesso ad alcuni corsi di laurea con un test di ammissione.
Lo scopo del cosiddetto “numero chiuso” è duplice: da un lato, quello di equilibrare il rapporto tra numero di studenti e qualità e capacità delle strutture universitarie che li accolgono, dall’altro quello di regolare l’offerta di professionalità richieste dal mercato.
Per ogni corso a numero chiuso viene pubblicato un bando di concorso nel quale vengono indicati il numero dei posti disponibili, i termini di iscrizione, la data e le modalità di svolgimento della prova di ammissione.
A partire dal mese di agosto i bandi sono normalmente reperibili presso le segreterie delle università, mentre le prove di selezione si tengono, solitamente, nelle prime settimane di settembre.
Dato che l’accesso al corso è condizionato dal superamento del test, è sempre consigliabile preiscriversi ai test di ammissione in più sedi e sostenere più prove, in modo da aumentare le probabilità di successo.
La scelta dell’ateneoIn Italia sono 60 gli atenei statali e 13 quelli non statali (a cui si aggiungono tre atenei che offrono un’area di studio unica) che, grazie ai nuovi obblighi sulla trasparenza e i “requisiti necessari” previsti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, hanno cominciato a competere su temi come docenza, organizzazione della didattica e ricerca.

La scelta del corso di laurea

I corsi offerti dalle università italiane oggi sono circa un centinaio, alcuni molto diffusi, altri che si tengono invece in pochi atenei.
Prima di scegliere il corso che si ritiene adatto alle proprie inclinazioni, è bene informarsi in modo approfondito sulle sedi in cui ogni corso è attivato, sul percorso universitario, sulle prospettive professionali che si aprono alla fine degli studi.
Da valutare è anche la possibilità di scegliere un diploma universitario, nato per fornire una preparazione di livello universitario, finalizzata però a un immediato e operativo inserimento nel mondo del lavoro.
I siti internet che offrono sistemi per valutare i propri interessi sono molti. Tra quelli istituzionali bisogna segnalare il portale del MIUR, realizzato per orientare i ragazzi interessati all'iscrizione all'università e nella scelta del corso di studi che più risponde ai loro interessi, e il sito del Ministero dell’Istruzione, che fornisce la Guida all’Istruzione Superiore e alle Professioni, pubblicata in formato .pdf. Per individuare la facoltà più appropriata su base geografica, invece, è disponibile CercaUniversità, un servizio sponsorizzato dal Ministero che aggrega le ricerche possibili che riguardano l'Università, dai corsi di laurea ai finanziamenti, dai docenti agli studenti universitari, dai bandi alle statistiche.
Per coloro che spingono lo sguardo anche oltre i confini italiani, l’Università di Bologna offre una guida a tutte le università presenti nel mondo, completa di link e informazioni utili.

Come studiare e come scegliere

Su Internet o sui libriI siti online che offrono test di ammissione, manuali di sopravvivenza, scambi di opinioni e consigli sono numerosi, ma non sempre sono affidabili.
Se Internet è diventata senza dubbio la più grande fonte di notizie, è anche vero che non è sempre aggiornata. Analizzando alcuni siti che offrono la possibilità di effettuare gli esami di ammissione, ad esempio, abbiamo trovato un test per la facoltà di giurisprudenza chiaramente datato: alla domanda “quanti paesi fanno parte dell’Unione Europea?” dava come risposta esatta “15”, sebbene sia dal 2004 che i paesi membri non sono più 15 (e dal 2007 sono ben 27). Dunque, è essenziale non prendere per oro colato ciò che circola in rete. L’alternativa a Internet è la libreria: i volumi sull’argomento sono numerosissimi, da quelli che aiutano a prepararsi per i test (ma occhio all’anno di edizione, bisogna scegliere sempre i più aggiornati!), a quelli che forniscono un orientamento alla giusta facoltà, la scelta è vastissima.

martedì 29 luglio 2008

Lotta al posto letto nelle Università italiane

Gli studenti fuori sede sono almeno 600 mila, ma solo 50 mila trovano alloggio nei campus.
Bloccato dalla burocrazia il piano straordinario Case per studenti: l'Italia è ultima in Europa.
Bamboccioni, mammoni, belli di casa. È vero, i giovani italiani sono quelli che restano più a lungo in famiglia, approfittando dei sughi di mamma e della macchina di papà. Siamo così, l'anima di un popolo non è facile da cambiare. Ma almeno per chi dopo la scuola sceglie l'università non è solo questione di pigrizia. Siamo il Paese con il più basso numero di posti letto nelle residenze universitarie, un primato che nessuno ci invidia. Otto anni fa, in pompa magna, abbiamo lanciato un piano straordinarioche ha cambiato le cose dello zero virgola. E che rappresenta un monumento all'inefficienza del nostro Paese.
LA MAPPA DEI POSTI - In Italia campus e residenze universitarie mettono a disposizione circa 50 mila posti. Briciole rispetto al numero degli iscritti ad un corso di istruzione superiore, che sono un milione e 800 mila. Copriamo solo il 2,7 per cento del totale. Agli altri non resta che rimanere a casa di mamma e papà, oppure infilarsi nel tunnel delle stanze ammobiliate, che poi vuol dire affitto in nero ed evasione fiscale. Guardare cosa succede negli altri Paesi europei è avvilente. In Gran Bretagna il college non riguarda solo le élite di Oxford e Cambridge ma uno studente su tre: coprono il 29 per cento della popolazione universitaria. In Francia sono al 16 per cento, in Germania al 12, in Spagna all'8 per cento. Non c'è paragone con noi e non è solo questione di numeri. Le residenze universitarie sono democratiche. La retta è più economica di un affitto e apre le porte delle università anche a chi non può campare sulle spalle dei genitori. Sono tanti se si pensa che un figlio che studia fuori sede costa intorno ai 12 mila euro l'anno. Oltre che democratici i campus sono un'ottima materia di studio. Vivere da soli, cucinare, lavare, fare la spesaè il modo migliore per imparare ad organizzare il proprio tempo. Ed organizzare il proprio tempo è una delle cose più importanti nella formazione del lavoratore del domani. A chi ha imparato un libro a memoria, e dopo sei mesi ha dimenticato tutto, le aziende preferiscono chi sa risolvere problemi. E vivere da soli è un'ottima palestra per imparare a farlo.
IL PIANO STRAORDINARIO - Forse con questo nobile obiettivo, nel 2000 l'Italia ha lanciato un piano straordinario che avrebbe dovuto portare nel giro di quattro anni a raddoppiare il numero dei posti letto. Ebbene, di anni ne sono passati otto e quel piano voluto dall'allora ministro dell'Università Ortensio Zecchino si è concluso con un mezzo fallimento. I posti non sono raddoppiati ma cresciuti del 20 per cento e siamo sempre in fondo alla classifica europea. Da 42 mila siamo arrivati a 50 mila. Non solo. La crescita effettiva potrebbe essere in realtà inferiore perché buona parte dei nuovi posti letto, pur realizzati, non sono ancora utilizzabili. Insomma, dopo otto anni i posti in più davvero disponibili sarebbero 1.950, un ancora più misero 5 per cento. Della questione si è occupata anche la Corte dei conti che sull'attuazione di quel piano ha concluso da poco un'indagine conoscitiva. «Non è chiarito — si legge nella relazione — se i nuovi alloggi siano effettivamente operativi, dato che non sono pervenute attestazioni puntuali in ordine all'effettiva agibilità delle strutture». C'è un altro modo per guardare al fallimento del piano straordinario. Lo Stato, in varie tranche, ha messo a disposizione 380 milioni di euro che avrebbero dovuto finanziare al 50 per cento le opere realizzare dalla varie università. In otto anni sono stati spesi solo 40 milioni di euro, l'11 per cento. Come è possibile?
COSA NON HA FUNZIONATO - È la stessa Corte dei conti a riconoscere il «modesto grado di attuazione» dell'intervento straordinario per le residenze universitarie. E a ripercorrere le tappe di un processo che ci porta dritti nel labirinto della burocrazia. Il piano «urgente», sottolinea la Corte, è «partito in realtà oltre quattro anni dopo» l'annuncio. La legge viene approvata nel novembre del 2000. Un anno se ne va per la pubblicazione dei bandi, i termini per la presentazione delle domande vengono prorogati più volte perché all'inizio nessuno si muove. Poi arriva la commissione incaricata di valutare le richieste e di anni ne volano via altri due. Il primo piano triennale viene presentato nel marzo 2005, 1.600 giorni dopo l'approvazione della legge. Il primo pagamento è arrivato nel dicembre 2006, più di sei anni dopo. Inevitabile che a qualcuno siano cadute le braccia. Su 169 progetti presentati, la commissione nominata dal ministero ne ha approvati 139, quasi tutti (l'87%) per le regioni del centro nord, quelle che richiamano più studenti dal resto del Paese. Di quei 139, in quindici hanno rinunciato. Dall'università di Macerata a quella di Firenze, da quella di Pavia a quella di Padova hanno detto no allo Stato che regalava la metà dei soldi necessari per rimettere a posto vecchi studentati. Se sono arrivati a tanto è proprio perché le procedure per accedere ai fondi somigliavano ad un labirinto. Anche se con linguaggio felpato, la Corte dei conti sottolinea una «anomala velocità di spesa, rallentata anche dai modi di assolvere gli adempimenti tecnico-burocratici». Non solo. I magistrati richiamano anche il ministero dell'Università che non ha collaborato come dovuto. E in particolare «il servizio di controllo interno che, nonostante i ripetuti solleciti, ha omesso di fornire riscontri e valutazioni coerenti con i quesiti formulati dalla Corte». Un fallimento che i responsabili non vogliono neppure spiegare. L'unica buona notizia è che adesso ci riproviamo. Per utilizzare quei 340 milioni di euro rimasti in cassaforte, il ministero dell'Università ha bandito all'inizio dell'anno un secondo bando per le residenze universitarie. Una «iniziativa da valutare positivamente, secondo la Corte dei conti che questa volta confida in tempi più rapidi. La stessa speranza dei bamboccioni e delle loro famiglie.

Fonte: Corriere della Sera

venerdì 25 luglio 2008

Laurea "lunga" e laurea triennale. Quanti trovano lavoro?

Nel 2007, a circa tre anni dal conseguimento del titolo, il 73,3% dei laureati in corsi lunghi svolge un’attività lavorativa, il 14,1 è in cerca di occupazione, mentre il 12,6%, pur non lavorando, dichiara di non essere alla ricerca di lavoro.
La quota di occupati tra i laureati nei corsi triennali, pari al 73,1%, è sostanzialmente simile a quella dei laureati in corsi lunghi.
Viceversa, è più contenuta la quota di giovani in cerca di lavoro (12,2%).
In prima battuta, si delinea, quindi, un migliore inserimento occupazionale per i laureati in corsi brevi, che registrano un tasso di disoccupazione più contenuto (14,3% rispetto al 16,1%).
I laureati nei corsi lunghi sono invece più favoriti nel trovare un lavoro continuativo dopo la laurea (sono il 56,2% contro il 48,5% dei laureati "triennali").
In effetti, l’occupazione tra i laureati in corsi brevi è maggiormente caratterizzata dalla presenza di studenti lavoratori, cioè, di persone impegnate in lavori iniziati prima del conseguimento del titolo.

Fonte: ISTAT

Università: la classifica 2008 de "Il Sole 24 Ore". L'Università del Salento è solo 54esima.

Anche quest'anno il quotidiano economico Il Sole 24 Ore presenta la sua classifica delle università italiane.
La classifica è stata stilata in base a criteri che spaziano dall'impegno nella ricerca agli aspetti più importanti della didattica e dell'organizzazione.
È da segnalare che l'ampliamento dei parametri rispetto alle indagini degli anni scorsi porta all'evidenza che la variabilità degli atenei in testa alla classifica è molto bassa.
Il primo posto del 2008 spetta al
Politecnico di Milano, con 721 punti ottenuti. L'ultimo invece è quello dell'Università degli Studi di Napoli "Parthenope", con solo 164.
Università statali:
1.
Politecnico di Milano - 721
2. Università degli Studi di Trieste - 713
3. Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia - 708
4. Università di Pavia - 677
5. Università degli Studi di Trento - 666
6. Politecnico di Torino - 657
7. Università degli Studi di Ferrara - 634
8. Università degli Studi di Genova - 601
9. Università degli Studi di Firenze - 600
10. Università degli Studi di Perugia - 595
11. Università per stranieri di Siena - 578
12. Università degli Studi di Padova - 591
13. Università degli Studi di Siena - 578
14. Università degli Studi di Parma - 576
15. Università degli Studi del Piemonte Orientale - 567
16. Università degli Studi di Napoli II - 566
17. Università degli Studi dell'Aquila - 558
18. Università Politecnica delle Marche - 557
19. Università IUAV di Venezia - 553
20. Università di Pisa - 550
21.
Università degli Studi di Udine - 546
22. Università degli Studi del Sannio - 532
23. Università degli Studi di Camerino - 521
24. Università degli Studi di Torino - 520
25. Università degli Studi dell'Insubria - 519
26. Politecnico di Bari - 518
27. Università di Bologna - 495
28. Università "Ca' Foscari" di Venezia - 477
29. Università degli Studi della Tuscia - 476
30. Università degli Studi di Urbino - 470
31. Università degli Studi di Napoli Federico II - 468
32. Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" - 462
33. Università degli Studi di Brescia - 460
34. Università degli Studi della Basilicata - 440
35. Università degli Studi di Milano - 428
36. Università degli Studi di Verona - 420
37. Università degli Studi di Reggio Calabria - 403
38. Università della Calabria - 402
39. Università degli Studi di Salerno - 398
40. Università degli Studi di Milano-Bicocca - 397
41.
Università di Bergamo - 395
42. Università degli Studi del Molise - 379
43. Università degli Studi Roma Tre - 375
44. Università degli Studi di Foggia - 365
45. Università degli Studi di Cassino - 354
46. Università degli Studi di Catania - 354
47. Università degli Studi di Sassari - 348
48. Università degli Studi di Catanzaro - 340
49. Università degli Studi di Cagliari - 340
50. Sapienza Università di Roma - 337
51. Università degli Studi di Messina - 322
52. Università degli Studi di Bari - 321
53. Università degli Studi di Macerata - 312
54. Università del Salento - 288
55. Università degli Studi di Teramo - 278
56. Università per stranieri di Perugia - 277
57. Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" - 277
58. Università Gabriele D'Annunzio - 257
59. Università degli Studi di Palermo - 255
60. Università degli Studi di Napoli "Parthenope" - 164

Fonte: Wikinotizie
Per maggiori informazioni: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/07/universita-classifica-atenei.shtml?uuid=75c7193e-5177-11dd-90df-241f4324bf97&type=Libero

mercoledì 23 luglio 2008

Procedure per l’assegnazione delle Borse di Studio e Posti Alloggio per l’A.A. 2008/2009

Nuove scadenze per la presentazione delle domande. Possibile presentare la domanda anche on line.
L’Edisu di Lecce comunica che è stato approvato e pubblicato il Bando di concorso per borse di studio e posti alloggio per l'a.a. 2008/2009 unitamente ai disciplinari e ai regolamenti per l'accesso ai benefici e servizi che l'EDISU di Lecce mette a disposizione degli studenti dell’Università del Salento e degli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale di Lecce.
Il bando e i Regolamenti possono essere consultati sul sito Web dell’Edisu all’indirizzo www.edisulecce.it, sezione Bandi e Regolamenti. On line è disponibile la modulistica necessaria per la presentazione delle domande di Borsa di Studio e Posto Alloggio.
Quella cartacea sarà disponibile e potrà essere ritirata tra qualche giorno presso la Segreteria dell’Edisu, via Adriatica 8, Lecce.
L’Edisu invita gli studenti a voler prestare la massima attenzione alle date di presentazione delle domande e di scadenza del Bando.
Rispetto a quelle previste nel Bando dell’Anno scorso le scadenze, uniformate su tutto il territorio pugliese, in base a disposizioni regionali, sono state modificate e diversificate, e pertanto, le domande potranno essere presentate: dal 15 luglio al 12 agosto 2008 dagli studenti iscritti ad anni successivi al primo; dal 18 agosto al 17 settembre 2008 dagli studenti iscritti al I anno.
L'inoltro delle domande sarà possibile non solo tramite consegna del modulo cartaceo presso gli sportelli dell’Edisu, ma anche servendosi della procedura on line, approntata per tale scopo e utilizzabile tramite il sito dell'Ente a partire dal 15 luglio al 12 agosto 2008 per gli studenti che si iscrivono ad anni successivi al primo e dal 18 agosto al 17 settembre 2008 per coloro i quali si iscrivono al primo anno dei corsi di laurea. Potranno essere altresì spediti, nei termini stabiliti dal bando, per via postale. Si fa presente che presso gli sportelli della Segreteria saranno ricevuti unicamente i plichi contenenti le domande e/o la documentazione richiesta della cui completezza, a pena di esclusione. lo studente si assume tutta la responsabilità. Tanto on line che presso gli sportelli sarà rilasciata ricevuta dell’avvenuta presentazione della domanda. Presso la Cittadella della Ricerca in Brindisi l’Ente assicura il servizio di sportello nei giorni di martedì e giovedì, sino alla data del 31 luglio 2008 e, successivamente, dal I settembre 2008.
L’Edisu raccomanda un'attenta lettura del bando e dei disciplinari allegati al fine di evitare spiacevoli esclusioni dai benefici e dai servizi messi a concorso e di fornirsi per tempo di tutta la documentazione necessaria all'autocertificazione dei dati richiesti per la partecipazione al bando citato.
In relazione al Concorso per l’assegnazione di Posto Alloggio nelle Residenze Universitarie l’Edisu fa presente che nel corso dell’anno accademico 2008/2009, presso il self-service di via Adriatica e le residenze universitarie “A. Rizzo” di via Adriatica e “E. De Giorgi” di via dei Salesiani, saranno eseguiti lavori di adeguamento alle norme di sicurezza che potranno comportare la chiusura di dette strutture per un periodo imprecisato, comunque non inferiore a sei mesi.
L’Ente assicurerà il posto alloggio, nei confronti degli studenti assegnatari, per mezzo di soluzioni alternative che saranno rese note, in tempo utile agli interessati, nel corso del corrente anno accademico e comunque prima dell’assegnazione del posto alloggio.

Per scaricare il bando e procedere alla domanda on line clicca qui:
http://www.edisulecce.it/

Bandi per l'ammissione ai Corsi di Studio

Corsi di studio a numero programmato D.M. 509/99A.A. 2008/09

Corsi di laurea triennale
- Ottica ed Optometria (75 unità)
- Scienze e Tecniche Psicologiche (300 unità)
- Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica (72 unità)

Corsi di studio a numero programmato D.M. 270/04A.A. 2008/09

Corsi di laurea triennale
- Biotecnologie (75 unità)
- Scienze Biologiche (150 unità)
- Scienza e Tecnologie per l'Ambiente (75 unità)

Corsi con test di valutazione della preparazione iniziale D.M. 270/04 A.A. 2008/09

Corsi di laurea triennale
- Beni Archeologici (bando aggiornato con DR del 4/7/08)
- Beni Culturali (bando aggiornato con DR del 4/7/08)
- Economia aziendale (bando aggiornato con DR del 4/7/08)
- Economia e Finanza (bando aggiornato con DR del 4/7/08)
- Ingegneria dell'Informazione (bando aggiornato con DR del 4/7/08)
- Ingegneria Industriale (bando aggiornato con DR del 4/7/08)
- Ingegneria Civile (bando aggiornato con DR del 4/7/08)
- Lettere (bando aggiornato con DR del 4/7/08)
- Matematica (bando aggiornato con DR del 4/7/08)
- Tecnologie per la conservazione e il restauro (bando aggiornato con DR del 4/7/08)

Corsi di laurea magistrale a ciclo unico
- Giurisprudenza


Per maggiori info clicca qui:
http://www.das.unile.it/DASWWW.2/index.php?option=com_content&view=section&id=27&Itemid=52

UNIVERSITA' DEL SALENTO

L'Università del Salento, sino al 2007 Università degli Studi di Lecce e per questo nota con l'abbreviazione UNILE, è il secondo ateneo della Puglia per numero di iscritti, preceduto dall'Università degli Studi di Bari.

LA STORIA DELL'UNIVERSITA'

L'Università del Salento nasce ufficialmente sul finire dell'anno 1955, con l'istituzione della Facoltà di Magistero. A questa segue, nel 1957 la Facoltà di Lettere e Filosofia. Per avere un riconoscimento giuridico bisognerà però aspettare il 1959.Nel 1967 si aggiungerà alle prime due Facoltà quella di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, e nel corso dello stesso anno accademico l'Università del Salento diventerà finalmente università statale.
Nel 1987 nasce la Facoltà di Economia e dal 1990 in poi sorgono le Facoltà di Ingegneria, Beni Culturali, Lingue e Letterature Straniere, Scienze della Formazione e Giurisprudenza. Nel 1995, invece, viene soppressa la Facoltà di Magistero.Per rintracciare i primi fermenti culturali e le prime spinte alla nascita di un centro di istruzione superiore in Terra d'Otranto bisogna risalire alla fine del XVIII secolo. Nel 1767, infatti, con l'espulsione dei Gesuiti dal Regno di Napoli, voluta da Ferdinando IV, e con la relativa chiusura degli Istituti da loro fondati e gestiti, si ha una spinta in senso laico e illuminista alla gestione dell'istruzione da parte dello Stato.
A Lecce, in particolare, i Gesuiti, sotto l'impulso di padre Bernardino Realino avevano realizzato opere assistenziali e istituti d'istruzione, facendo del Collegio leccese, insieme a quello di Taranto un centro di cultura fiorente, con le cattedre di Letteratura italiana, latina e greca, a cui si aggiunsero in seguito i corsi di filosofia speculativa e scolastica, etica e teologia. Con l'espulsione dei Gesuiti nascono a Lecce e in tutta Terra d'Otranto numerose scuole regie e i collegi-convitti di Lecce, Brindisi e Taranto, di cui quello di Lecce era il più ricco di insegnamenti.Dal proliferare delle scuole e dei collegi all'intensificarsi delle richieste per l'istituzione di una Regia università durante i primi decenni del 1800, il passo è breve. Ma le aspettative della borghesia cittadina che desiderava un'istruzione universitaria, o, come veniva detta, "sublime", venivano regolarmente disattese.
Dopo i moti democratici del '20-21 e del '48, i Borboni attuano un giro di vite intorno all'istruzione superiore nella capitale, temendo che i giovani studenti potessero essere portatori di idee liberali giudicate pericolose. Nel 1852 il Collegio leccese, ritornato sotto la direzione dei Gesuiti, viene trasformato in Regio Liceo, dove comunque gli studenti non possono ottenere la laurea, che devono discutere presso l'Università di Napoli. Questa situazione rimane immutata fino all'Unità d'Italia.Unità d'Italia che porterà poi all'inabissarsi delle aspettative di istruzione superiore in tutto il meridione d'Italia. Una politica fortemente accentratrice, infatti, che vedeva in Napoli e in tutto il sud il pericolo di una restaurazione Borbonica, e un freno alla crescita culturale del Paese, portò alla soppressione di quasi tutte le Università, e all'esclusione dei Licei dalla possibilità di impartire un'istruzione di tipo superiore.
La situazione del Liceo di Lecce, che si vede soppresse tutte le cattedre, regredendo quindi alla possibilità di impartire esclusivamente un'istruzione secondaria e non superiore, riflette la situazione generale del Capoluogo di terra d'Otranto, che vede un decremento demografico a differenza degli altri centri, come Brindisi, Taranto e Bari.Tuttavia, nel 1869, grazie all'interessamento del prefetto Winspeare, dell'Amministrazione provinciale e di alcuni intellettuali leccesi, tra cui Vitaliano Pizzolante, Lecce riesce ad ottenere un Ateneo di Scienze Legali, le cui attività prendono il via ufficialmente il 18 giugno del 1869 nei locali dell'ex monastero di S. Chiara. Rettore dell'Ateneo è eletto Vitaliano Pizzolante, vice rettore Leonardo Stampacchia. Purtroppo l'avventura universitaria di Lecce avrà vita breve, e dopo solo due anni di attività, l'Ateneo di Scienze Sociali chiuderà i battenti.
La situazione leccese non cambierà fino al secondo dopoguerra, peggiorando, anzi, dopo la nascita, nel primo decennio del 1900, dell'Università degli Studi di Bari, che si pone come centro culturale principale di Puglia. Fino agli anni cinquanta del secolo scorso, infatti, tutte le istanze, che si facevano sempre più calzanti, per l'istituzione a Lecce di una sede universitaria, venivano regolarmente deluse.Nell'aprile-maggio del 1955 nasce su iniziativa dell'Amministrazione provinciale leccese, un Consorzio universitario, al quale aderiscono oltre alla Provincia di Lecce, altri Enti e quasi tutti i comuni della provincia. Lo scopo del Consorzio è quello di favorire la nascita di un Istituto autonomo di Magistero, a carico del Consorzio, nell'attesa del riconoscimento giuridico nelle forme della parificazione o della statalizzazione.
Il 22 novembre 1955 iniziano le lezioni. Quattro i corsi previsti: Materie letterarie, Pedagogia, Lingue straniere, Vigilanza scolastica.Come abbiamo visto il riconoscimento giuridico arriverà nel 1959, allo scadere dei primi quattro anni di corsi, per permettere agli studenti di avere un titolo valido e spendibile.La definitiva statalizzazione avverrà infine nell'anno accademico 1967-68, con l'istituzione della terza Facoltà, quella di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali. Fin dalla sua nascita la Facoltà è stata fortemente orientata in campo matematico verso le ricerche in analisi matematica e in campo fisico verso le ricerche in astrofisica e fisica teorica.
Nel 1987 nasce la Facoltà di Scienze Economico-Bancarie, oggi Economia e Commercio che si propone di formare manager, consulenti e giuristi d'impresa adeguando l'offerta formativa alle necessità dell'economia del territorio.
La Facoltà di Ingegneria verrà istituita nell'anno accademico 1990/91.L'obiettivo generale della Facoltà è quello di formare figure professionali qualificate per impostare, svolgere e gestire attività di progettazione anche complesse e per promuovere e sviluppare l'innovazione.
La Facoltà di Lingue nasce nel 1995 come trasformazione del Corso di laurea in Lingue e Letterature straniere in seguito alla soppressione della Facoltà di Magistero. Con i suoi corsi di studio la Facoltà di Lingue fornisce agli studenti le competenze scientifico professionali necessarie per operare oltre che nella scuola di ogni ordine e grado, nell'editoria, nel turismo, nei rapporti internazionali, nell'informazione.
Nel 1997 nasce la Facoltà di Beni Culturali, i cui obiettivi formativi prevedono il possesso di una buona formazione di base e di un adeguato spettro di conoscenze e di competenze nei vari settori dei beni culturali, nonché di adeguate competenze in materia di legislazione e amministrazione specifiche, di abilità nell'uso dei principali strumenti informatici e della comunicazione telematica negli ambiti specifici di competenza.
Lo stesso anno viene istituita anche la Facoltà di Scienze della Formazione che si pone come una realtà nuova rispetto alle Facoltà umanistiche tradizionali sia per l'offerta formativa sia per ciò che concerne le possibilità di lavoro.
La Facoltà di Giurisprudenza, nata nel 1998, si articola in tre indirizzi: classico, amministrativo e di impresa. La caratterizzazione dei piani di studio cerca di coniugare gli studi giuridici di impianto classico con percorsi formativi a contenuto innovativo collegati alle nuove professionalità richieste dal mercato del lavoro.
Dai 77 iscritti del 1955, si è passati agli oltre 27.000 di oggi. I maggiori incrementi nelle iscrizioni si sono avuti in corrispondenza della nascita delle Facoltà di Scienze MMFFNN e di Economia. L'istituzione delle altre facoltà non provoca invece un evidente incremento nel numero totale degli studenti perché si colloca in un generale trend positivo di crescita e perché a volte i corsi di studio sono preesistenti alla nascita delle nuove facoltà, come nel caso di Lingue.Negli ultimi anni si è avuta una rapidissima crescita dell'ateneo salentino, sia da un punto di vista dell' offerta formativa che da un punto di vista del numero degli studenti.

Fonte: http://www.unile.it/ateneo/ateneo/storia.asp