giovedì 25 settembre 2008

72 diplomati su 100 si iscrivono all'università.



Oggi, ogni 100 ragazzi diplomati, 72 si iscrivono all'università e sono più spesso le ragazze che accedono alla formazione universitaria (il 78% delle diplomate), tanto che il 57% degli iscritti all'università sono donne. Un valore molto elevato se si pensa che in Germania il 48% degli iscritti a una facoltà universitaria è costituito da donne, che rappresentano il 55% in Francia e nel Regno Unito e il 54% in Finlandia (Commissione Europea, Eurydice, Eurostat, 2005). Tra le facoltà ad indirizzo scientifico e tecnologico, ingegneria ha il maggior numero di immatricolazioni (10,5%) con il 19.9% di ragazze immatricolate, il valore minimo di presenza femminile. Sono solo una parte dei dati diffusi dal Cnr in occasione della conferenza stampa di presentazione di "Accendi la Luce sulla Scienza" svoltasi questa mattina al Planetario, relativi alle scelte dei giovani della facoltà universitaria dopo aver conseguito il diploma.

Secondo i dati, le ragazze sono, però, più brave sia nella laurea breve e che nella specialistica. Esempi emblematici sono i risultati ottenuti dalle laureate nei gruppi ingegneria e scientifico, dove le ragazze ottengono punteggi più alti (109,3 contro 107,8 dei maschi ad ingegneria e 105 contro 104 nelle lauree scientifiche) e in tempi più brevi dei loro colleghi (rispettivamente in ingegneria si laureano a 24,9 anni contro i 25,3 dei maschi e in lauree scientifiche a 29,6 anni contro i 33 dei maschi) (Almalaurea, 2007).

Purtroppo, tra i laureati sono poi veramente pochi quelli che scelgono la carriera scientifica, forse per le ragioni che lo stesso Maiani ha denunciato questq mattina nel corso della conferenza stampa. Nell'Europa a 25 i ricercatori sono il 4.7 per mille della forza lavoro, dove 1.4 per mille sono donne e 3.3 per mille uomini. L'Italia, ancora detiene il triste primato della più bassa percentuale di ricercatori con il 3.5 per mille contro l'Irlanda (8.2 per mille), l'Olanda (6.2 per mille), la Germania (5.6 per mille) e il Regno Unito (5.3 per mille) che hanno una percentuale di ricercatori superiore alla media EU.

Fonte: Apcom

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